🎙️INTERVISTA | Mister Pisacane con La Repubblica

Prima Squadra - 19/07/2025

Il mister rossoblù Fabio Pisacane ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano “La Repubblica”, in edicola oggi. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni:

LA CULTURA DEL LAVORO
“Cosa porto dall’esperienza con la Primavera? Alcuni giocatori, la cultura del lavoro, tanti insegnamenti. Ho sbagliato, sono cresciuto, ho studiato. Con i ragazzi, non bastano tecnica e tattica. Grazie a un incontro fatto casuale durante una vacanza a Ibiza, una chiacchierata, mi sono chiesto: quanto conosciamo davvero la generazione che alleniamo? Da lì ho deciso di approfondire e con l’aiuto di uno psicologo ho iniziato a studiare più a fondo la Generazione Z. Capire come pensano, comunicano, reagiscono. È stato uno stimolo forte che oggi porto nel mio lavoro quotidiano, è stato prezioso. Quando avevo vent’anni, se l’allenatore parlava per mezz’ora lo ascoltavo. Oggi i ragazzi hanno un tempo di attenzione breve. Organizzano i pensieri per immagine. Reagiscono meglio ai premi che ai rimproveri”.

IL RAPPORTO CON MISTER RANIERI
“All’inizio avevo quasi timore della sua esperienza e della magia che lo circonda. Quando ho vinto la Coppa Italia con la Primavera mi ha mandato un messaggio. Purtroppo il telefono mi è finito in acqua, ma ricordo la frase finale: Ad maiora semper”.

LOTTA AL MATCH FIXING
“Con Davide Nicola eravamo compagni a Lumezzane. Ero un ragazzo, mi ha accolto nella sua famiglia. Poi l’ho avuto come allenatore e mi ha salvato: un direttore sportivo in Lega Pro mi propose di vendermi una partita, lui mi consigliò di denunciare. Mi contattò la Fifa. Prandelli mi invitò in ritiro con la Nazionale. A tavola con Buffon, Gattuso e Di Natale mi sentivo come in un reality show. I calciatori ancora oggi scommettono? Hanno tutto ma sono fragili. E intorno a loro orbitano figure non belle. I club oggi fanno di tutto per metterli in guardia, ma non è facile”.

LA MALATTIA
“Mi diagnosticarono la sindrome di Guillain-Barré. Ero nelle giovanili del Genoa. Rimasi paralizzato dal collo in giù, non respiravo, andai in coma. Mi dissero che non avrei più giocato a calcio, invece è stata la mia vita. Ancora oggi collaboro con Telethon. I medici mi hanno dato una seconda vita”.

CAGLIARI NEL DESTINO
“Cagliari mi ha adottato e proprio per questo oggi vivo per consolidare nella squadra i valori di questa Terra: etica del lavoro, rispetto, umiltà. Caratteristiche di un popolo unico che con la sua discrezione ha fatto sentire me, mia moglie Maria Rosari, la mia famiglia, a casa dal primo giorno in cui siamo arrivati. Tutti valori che peraltro sono stati rappresentati dalla scelta di un “eroe” sportivo come Gigi Riva. Cagliari era nel mio destino: il mio primo gol in carriera in A è anche l’ultimo segnato al Sant’Elia, prima della chiusura. E oggi il terzo dei miei quattro figli, Matias, mi insegna filastrocche in lingua sarda”.

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