Alen Sherri si racconta. Lo fa ai microfoni dei canali ufficiali del Club parlando delle prime settimane in rossoblù, la nuova avventura iniziata con l’arrivo direttamente nel ritiro di Chatillon e Saint-Vincent in Valle d’Aosta, gli aspetti tecnici e umani alla base di un’esperienza che vuol dire tanto per la sua carriera.
NUOVA AVVENTURA
“Sto legando con tutti i ragazzi”, spiega Alen. “Ovviamente con alcuni passo più tempo, specie i nuovi o quelli con cui c’è più affinità di lingua, ma devo dire che ho trovato un gruppo forte, sano, positivo. Il mister? Spiega tanto i suoi concetti, pretende molto da tutti, il livello è alto e per me si è alzato, quindi ogni istante di allenamento e vita fuori dal campo è decisivo per migliorare tutti insieme”.
GRUPPO SANO
“Mi sto trovando molto bene e non me l’aspettavo, non è mai semplice arrivare in una realtà nuova, di alto livello, e partire subito col piede giusto trovando il giusto feeling con compagni, staff e le persone che lavorano nel Club”.
SOGNO ITALIANO
“In Albania, per noi albanesi, la Serie A e il calcio italiano sono un riferimento per chi vuole giocare a calcio. Siamo popoli vicini, simili per molti aspetti, e allora tutti puntano a oltrepassare il mare per arrivare nel Belpaese e misurarsi con questo contesto. Io vengo da Scutari che è una città dove il calcio è quasi una religione e rappresenta molto a livello culturale, in tal senso questo mi ha aiutato a vivere il mio lavoro con passione e ambizione. Ci sono molti tratti comuni tra Scutari e l’Albania e la Sardegna, Cagliari in particolare”.
L’ARRIVO NELL’ISOLA
“Non ci credevo, pensavo fosse qualcosa di impossibile, poi la cosa si è via via fatta più realizzabile e sono stato davvero felice. Vengo da due stagioni importanti per me, con la vittoria del titolo nazionale e della Coppa, spero di portare un po’ di esperienza internazionale qui al Cagliari, e di farmi trovare pronto ogni volta in cui sarò chiamato in causa. In Serie A e nel calcio italiano i giocatori hanno un passo diverso: sono più forti, più prestanti, i tecnici chiedono qualcosa di più e devi essere all’altezza in ogni frangente. Vedere la Unipol Domus sempre piena nelle prime gare stagionali è stato emozionante, lo stadio vibrava e dava una carica pazzesca. Bellissimo, ma già in Valle d’Aosta era incredibile vedere tanta gente agli allenamenti, molte persone sempre pronte e vogliose di abbracciarci chiedendo una foto o un autografo”.
IDOLI
“Manuel Neuer mi è sempre piaciuto molto ed è stato un riferimento per lo stile e le caratteristiche. Sono un fan del Real Madrid, ho sempre ammirato Cristiano Ronaldo per la dedizione, la professionalità e l’ambizione nel lavorare sodo al fine di raggiungere gli obiettivi. E – tornando ai portieri – anche Iker Casillas è stato un calciatore che ho apprezzato, anche se per caratteristiche non sono molto vicino a lui”.
LA FAMIGLIA
“Mio padre è colui che mi ha spinto a iniziare a giocare a calcio, all’inizio forse era un sogno più suo che mio, ha giocato a calcio, anche lui portiere, e voleva che uno dei figli proseguisse quella strada. Andai ad un allenamento di mio fratello, mancava un elemento e andai in porta, mi piacque subito e mi chiesero di continuare. Ho iniziato così, la mia famiglia mi ha sempre affiancato con emozione, a cominciare da mia madre, e poi la mia compagna. Loro mi seguono ovunque, trepidano per me, in qualche modo giocano e si allenano sempre al mio fianco. Per me Cagliari non è un punto di arrivo, ma la partenza per fare sempre meglio. Questo è l’impegno che mi prendo con i tifosi e tutti coloro che amano il Cagliari”.