Elia Caprile è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport in edicola giovedì 9 ottobre. Di seguito uno stralcio delle sue parole nella chiacchierata con Matteo Brega.
IL MOMENTO DELLA SQUADRA
“Siamo partiti bene e dobbiamo darcene atto perché i punti raccolti finora sono una buonissima prova. Però il campionato è lungo e bisogna restare concentrati sull’obiettivo. Centrare la salvezza il prima possibile è la priorità. Il livello si è alzato. Le proprietà straniere che sono entrate in diverse società hanno iniettato investimenti e hanno portato a un livello superiore la Serie A. È un plus per tutti avere un torneo più competitivo. Però non contano solo i soldi per fortuna… Mi riferisco al fatto che alla fine contano le idee, quelle buone. Ci sono tanti allenatori e tante società che con le buone idee compensano e costruiscono squadre che possono giocarsela contro ogni avversaria”.”.
GRANDE AVVIO PERSONALE
“Lavoro quotidianamente per diventare la miglior versione di me stesso dentro e fuori dal campo. Sono quindi contento, ma è solo la prima parte del torneo. A Cagliari sto bene, è una città a misura d’uomo anche se non ho molto tempo. A novembre la mia compagna Emily e io diventeremo genitori di Edoardo e oltre a giocare devo pensare a preparare la casa (sorride, ndr)”.
NUOVO CICLO
“La società ha affidato a Fabio Pisacane la squadra: un allenatore giovane, all’esordio con una prima squadra che si sta dimostrando preparato e credibile con la sua proposta di calcio. Conosce bene le dinamiche dello spogliatoio, ha portato principi di gioco nuovi e noi ci fidiamo di lui. Possiamo fare ancora di più e meglio”.
IL PROPRIO PERCORSO
“Leeds è stata un’esperienza anche di vita: ho imparato l’inglese e a vedere il calcio da una prospettiva differente. Poi la Pro Patria: sono arrivato che avevo un contratto lungo con un club di Premier e ho condiviso la stagione con compagni che si giocavano il contratto anno per anno. Ho capito moltissimo. A Napoli andava tutto bene e ho un ricordo bellissimo di club e città, ma mi guardavo allo specchio e sentivo che mi mancava una parte di me. Ringrazio Cagliari per l’opportunità che mi sta dando. Fa piacere sentirsi accostati a top club. Però la mia testa è sul Cagliari, sono concentrato ad aiutare tutti nel raggiungimento della salvezza”.
SOGNO NAZIONALE
“Innanzitutto bisogna essere onesti e dire che Donnarumma è il migliore del mondo nel ruolo. Poi ci sono tanti portieri italiani bravi e io sogno l’azzurro sapendo che può diventare realtà solo lavorando bene con il Cagliari”.
GLI INIZI, SUBITO IN PORTA
“Sì, mi piaceva sporcarmi quando mi buttavo: mamma Elisabetta mi metteva sotto la doccia direttamente vestito. E mi sono innamorato del ruolo grazie alla maglietta dorata di Gigi Buffon del Mondiale 2006. I momenti difficili ci sono stati e ci saranno. Ma ho lavorato molto su di me con un percorso motivazionale. Con i sacrifici si arriva. I miei genitori mi hanno supportato, ma non obbligato. Mio padre Luigi ha fatto un po’ il mio allenatore imparando dai tutorial su Internet. Mio fratello continua a giocare ma ho spinto affinché provasse l’esperienza estera. Studia economia e commercio in Florida e gioca come difensore nella squadra del college. Vuole diventare procuratore sportivo”.