PER SEMPRE GIGI RIVA

Ultimissime - 22/01/2024

Era il più grande di tutti. Senza confronti o possibili paragoni. Il più forte attaccante italiano della storia. E uno dei più micidiali cannonieri che siano mai esistiti. Si chiamava Gigi Riva, anche conosciuto come Rombo di Tuono. Calciatore formidabile, sportivo integerrimo, portatore di valori e principi cristallini. Leggenda vera, mito senza tempo. Icona della Sardegna, la sua terra adottiva, cui era legato da amore viscerale. Ci ha lasciato oggi all’età di 79 anni. Un giorno triste per noi e per tutto il calcio mondiale.

Ognuno di noi ha un ricordo, un aneddoto, una storia da narrare legata a lui: una partita, un gol, un semplice incontro casuale per le strade della Sardegna e nella sua Cagliari, un timido saluto, un autografo o una foto, due chiacchiere veloci, una stretta di mano. Un pezzetto di vita condivisa cui abbiamo destinato un posto d’onore nell’album della nostra memoria e che non verrà più rimosso. La bandiera che sventolava sul pennone più alto è stata ammainata, ma rimarrà per sempre vivo quello che ha rappresentato, a ricordo per le generazioni future. Ha sfidato le realtà più forti del calcio e ha vinto. Nel modo migliore, guadagnandosi ammirazione e rispetto incondizionato da parte di tutti, avversari compresi.

Ha portato il Cagliari lassù in alto a toccare le nuvole, dove nessuno era mai riuscito ad arrivare. Ma ancora più di un semplice, straordinario campione di sport, è stato per la Sardegna e per i Sardi un esempio, un simbolo, una icona. L’identificazione tra Gigi e la Sardegna era totale, senza filtri. Aveva il gusto di un amore genuino e assoluto che niente potrà mai cancellare. Neppure la fine di un’esistenza. Da oggi siamo tutti più soli. Con le radici strappate. Come se ne fosse andato anche un pezzo di noi stessi. Come se ci fossimo destati da un sogno lungo, intenso, meraviglioso, dal quale non avremmo mai voluto svegliarci. Per sempre Gigi Riva, come te nessuno mai. 

MONUMENTO DELLO SPORT, MONUMENTO ROSSOBLÙ
Nel 2005 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Cagliari. La maglia rossoblù numero 11, la sua maglia, è stata ritirata in occasione dell’amichevole Italia-Russia al Sant’Elia nel febbraio 2005. Nel 2017 gli è stata conferito il Collare d’oro al merito sportivo, l’onoreficenza più alta del CONI. Nel dicembre 2019 il patron rossoblù Tommaso Giulini l’ha nominato presidente onorario del Cagliari Calcio.

LA SUA STORIA, LA NOSTRA STORIA
Con oltre 200 reti è stato il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia del Cagliari. In rossoblù ha vinto per ben tre volte il titolo di capocannoniere della Serie A; eroe tra gli eroi, fu il trascinatore di quella squadra che nella stagione 1969-70 fece l’impresa conquistando uno storico Scudetto, il primo di un Club del sud. In azzurro: campione d’Europa nel 1968, vice campione del Mondo a Messico ’70, miglior marcatore nella storia della Nazionale con 35 reti in 42 partite.

Numeri e record eccezionali che già basterebbero da soli per raccontare Luigi Riva da Leggiuno (Varese): ma la grandezza del campione travalica tutto ciò e, generazione dopo generazione, lo consegna al Mito. Un attaccante con il dono di far emozionare tutti gli appassionati di calcio: i gol in acrobazia, di testa, al volo, sfidando le leggi della fisica. Quel sinistro al fulmicotone: “un rombo di tuono” che squarciava l’aria e accompagnava la palla in rete. L’uomo: esempio di orgoglio, fierezza, tenacia, lealtà. Arrivato a Cagliari poco più che ragazzino, è diventato simbolo di un intero popolo. Un totem per tutti i sardi, nell’Isola e nel Mondo. 

Gigi era nato il 7 novembre 1944. Sin da ragazzino aveva messo in mostra il suo marchio di fabbrica: un coraggio enorme e un sinistro terrificante, di una potenza inaudita. Laveno, poi Legnano nel 1962, la Nazionale Juniores. Il Cagliari lo acquista con abilità nell’intervallo di una partita contro la Spagna, a Roma. 

Sotto la guida del tecnico Arturo Silvestri, fa vedere subito di che pasta è fatto. Con 8 gol contribuisce alla prima, storica, promozione del Cagliari in Serie A. Si butta su tutti i palloni, gioca con una vis agonistica pazzesca.“Riva mette la testa dove altri non osano mettere il piede”, disse una volta Lupi, suo allenatore nelle giovanili azzurre.

Esordisce in Nazionale il 27 giugno 1965, a Budapest, in un’amichevole contro l’Ungheria, primo giocatore del Cagliari a vestire l’azzurro. Alla sua terza partita con l’Italia, amichevole contro il Portogallo a Roma 27 marzo 1967, si scontra col portiere lusitano America e riporta il primo grave infortunio della sua carriera: frattura al perone del piede sinistro. Chiude la stagione in anticipo ma riesce a mantenere il primato nella classifica cannonieri con 18 gol. Bissa il successo nella stagione seguente, segnando 20 reti: il Cagliari arriva secondo in campionato alle spalle della Fiorentina.

Un anno prima Gigi si era laureato campione d’Europa con la Nazionale. Suo il gol che sblocca la situazione nella finale bis contro la Jugoslavia all’Olimpico. L’Italia torna a vincere un titolo internazionale dopo trent’anni. Il Cagliari, allenato da Manlio Scopigno e dopo un’estate con tanti movimenti di mercato, è pronta per il massimo traguardo. E Scudetto sarà, al termine di una stagione esaltante. A 26 anni Gigi è all’apice della carriera. Segna 21 gol, alcuni memorabili, come la rovesciata di Vicenza, che fa scattare in piedi ad applaudire a scena aperta i tifosi locali, forse il suo gol più bello insieme al tuffo di testa in Italia-Germania Est, certamente il più iconico. Il terzo titolo di capocannoniere è la ciliegina sulla torta di un trionfo memorabile. 

Lui che inizialmente non voleva saperne di trasferirsi, si innamora profondamente della Sardegna, ricambiato. Rifiuta sistematicamente le offerte milionarie che arrivano da altri club pur di restare qui, e qui resterà per sempre. 

“Andarmene sarebbe stato come tradire. Andavamo a giocare nella penisola e i tifosi avversari ci gridavano di tutto: banditi, pecorai… Pensavo che non fosse giusto, la nostra gente non meritava quegli insulti”.

Arriva secondo nella classifica del Pallone d’oro 1969 dietro Gianni Rivera ed è tra gli artefici del secondo posto ai Mondiali messicani del 1970. Per la spedizione sugli altipiani, il CT Valcareggi convoca sei giocatori del Cagliari: oltre a Riva, Albertosi, Cera, Niccolai, Domenghini e Gori. Alla fine dell’anno è terzo nella classifica del Pallone d’oro, dopo Gerd Muller e Bobby Moore.

Il 1970-71 sembra riservare ai rossoblù un facile bis in campionato. Il Cagliari vola in testa alla classifica dopo una impressionante prova di forza sul terreno dell’Inter. Riva firma una doppietta ed è dopo che questa partita che il giornalista Gianni Brera conia per lui il soprannome “Rombo di Tuono”, per sottolinearne l’eccezionale potenza, definizione che lo accompagnerà per sempre. Purtroppo la cattiva sorte è in agguato. A Vienna, in una partita per le qualificazioni all’Europeo contro l’Austria, Gigi si frattura il perone della gamba sinistra dopo un duro intervento del difensore Hof. Senza il suo alfiere più rappresentativo, il Cagliari esce presto dalla lotta scudetto e viene eliminato dall’Atlético Madrid in Coppa dei Campioni.Il 1° febbraio 1976, in un match di campionato contro il Milan al Sant’Elia, si procura un grave strappo muscolare all’adduttore che di fatto pone fine alla sua carriera, a soli 31 anni. Chiude con 205 gol in 374 partite in rossoblù, naturalmente è il miglior marcatore nella storia del Club nonché quinto nella classifica delle presenze.

È anche il miglior cannoniere della storia della Nazionale, con 35 gol in 42 partite.

AL SERVIZIO DEL CAGLIARI
Una volta terminata la straordinaria avventura da calciatore, Gigi è diventato dirigente del Cagliari. Con Mariano Delogu alla presidenza e Mario Tiddia in panchina, ha riportato il Cagliari in Serie A nel 1978-79, ottenendo un ottavo e un sesto posto nella massima serie. Successivamente sono arrivati anni difficili.

Il Cagliari, sull’orlo del fallimento, si è aggrappato ancora più forte alla sua bandiera. Gigi per un breve periodo ha assunto in prima persona la carica di presidente. Quindi ha traghettato il Club nelle mani della famiglia Orrù.

DIRIGENTE AZZURRO
Nel 1988 ha assunto la carica di team manager della Nazionale azzurra. È stato amico, fratello maggiore, confessore, motivatore e tanto altro ancora per generazioni di campioni, da Vialli a Maldini, da Roberto Baggio a Totti. Nel 2006 ha fatto parte dello staff che ha conquistato il quarto titolo mondiale. Ha lasciato l’incarico nel 2013.

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