Zappa con “L’Unione Sarda”

Prima Squadra - 14/10/2024

Lunga chiacchierata sulle pagine de “L’Unione Sarda” oggi in edicola. Di seguito un estratto dell’intervista al difensore rossoblù, tra i calciatori di più lunga militanza nell’Isola all’interno dell’attuale gruppo guidato da mister Davide Nicola.

“La vittoria di Bari, il ritorno in Serie A dopo la delusione di Venezia, l’assist per Pavoletti. Sì, l’emozione più grande della mia vita. L’esordio in Serie A? Venti settembre 2020, col Sassuolo. Quelle vibrazioni sono difficili da spiegare. Giocai l’ultima mezz’ora, tra l’altro pareggiammo dopo che avevo recuperato palla io. Le critiche hanno pesato abbastanza, soprattutto l’anno della retrocessione. Anche quelle, però, ti aiutano a migliorare i difetti e penso che in questi anni Gabriele sia cresciuto tanto, insieme allo Zappa calciatore”.

L’ASSIST DI BARI
“Ero così dentro la partita che non pensavo a niente, ho dato retta all’istinto. Ho provato a fare qualcosa che nessuno si aspettava. Anche il primo gol in Serie A è stato bellissimo, così come la salvezza l’anno scorso. Ma Bari è Bari. Ci credevo davvero, anche perché nello spogliatoio si respirava la certezza di andare in A già in semifinale”.

GRUPPO FORTE
“Ho legato con Augello e Scuffet, più di tutti, e ci frequentiamo anche fuori dal campo. Il più forte? Ero innamorato del modo di giocare di Joao Pedro, ho vissuto anche il primo Rog che era devastante. Ma ce ne sono tanti. Il più simpatico tra quelli di oggi? Nic (Viola, ndr) e Lapa. Il più permaloso? Diversi, eh. Dico Piccoli, e sono sicuro che quando lo leggerà, rosicherà. Il più testardo? Augello è un bel testardo. Il più altruista? Io”.

GLI ALLENATORI
“La prima volta in cui ci siamo incontrati nella hall di Asseminello, mister Nicola ha esordito così: “Io non vedo l’ora di iniziare, il Cagliari mi ha sempre ispirato e volevo tanto allenarlo”. Lì ho capito con chi avrei avuto a che fare e quelle parole mi hanno caricato tantissimo. Di Francesco mi ha voluto a Cagliari, ma al di là di questo aveva concetti sui quali tutti gli allenatori sono andati a finire, ognuno con le proprie prerogative e senza esasperare. Ranieri mi e ci ha dato tantissimo, prima di tutto la passione che metteva e infondeva, anche ad una certa età e con una carriera così importante alle spalle. Ci teneva più di tutti». 

TATTICA
“Non cambia poi tanto tra braccetto e terzino. Da braccetto ho la possibilità di sganciarmi e salire. E anche senza la palla non c’è tutta questa differenza. Poi se hai uno come Zortea o Azzi che ti copre puoi fare tutto. La difesa? Dipende dal modulo dell’avversario, ma di sicuro è meglio aggredirlo”.

LA SVOLTA
“Il ritiro è servito più di quanto pensassi. In generale, io sono del parere che nei momenti difficili sia meglio ritrovare se stessi in famiglia. Però, devo dire, è servito veramente tanto. Una chiacchierata in particolare. Eravamo tutti seduti in cerchio nella sala stampa e ci siamo detti le cose in faccia, senza veli. Grazie a Palomino, che è stato fondamentale. Lo sono stati come sempre anche Pavo, Deio, Nic, certo. Però stavolta a Palomino do un merito in più”. 

TRA LE DUE TORINESI
“È ancora presto, però è una partita importante, quella di domenica contro il Torino. Poi vogliamo regalare la prima vittoria in casa ai nostri tifosi. Non ho realizzato subito bene la gara di Torino contro la Juventus, mi sono venuti i brividi. È una cosa quasi assurda se ripenso a quando sono arrivato a Cagliari, raggiungere 150 presenze e la fascia di capitano in casa dei bianconeri. La dedica? Per la mia famiglia

LA CITTÀ
“Poetto e Castello, i primi due posti che consiglierei, insieme a due piatti come mallorèddus e frègula. Cagliari non la immaginavo così bella quando sono arrivato, oggi è casa mia, sono felice di avere scelto di restare e spero di farlo a lungo, ma non dipende solo da me: faccio quello che sognavo di fare da bambino in un posto bellissimo. Quindi sì, mi ritengo molto fortunato”.

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