Alen Sherri si racconta | VIDEO

Ultimissime - 03/09/2024

Alen Sherri si racconta. Lo fa ai microfoni dei canali ufficiali del Club parlando delle prime settimane in rossoblù, la nuova avventura iniziata con l’arrivo direttamente nel ritiro di Chatillon e Saint-Vincent in Valle d’Aosta, gli aspetti tecnici e umani alla base di un’esperienza che vuol dire tanto per la sua carriera.

NUOVA AVVENTURA
“Sto legando con tutti i ragazzi”, spiega Alen. “Ovviamente con alcuni passo più tempo, specie i nuovi o quelli con cui c’è più affinità di lingua, ma devo dire che ho trovato un gruppo forte, sano, positivo. Il mister? Spiega tanto i suoi concetti, pretende molto da tutti, il livello è alto e per me si è alzato, quindi ogni istante di allenamento e vita fuori dal campo è decisivo per migliorare tutti insieme”.

GRUPPO SANO
“Mi sto trovando molto bene e non me l’aspettavo, non è mai semplice arrivare in una realtà nuova, di alto livello, e partire subito col piede giusto trovando il giusto feeling con compagni, staff e le persone che lavorano nel Club”.



SOGNO ITALIANO
“In Albania, per noi albanesi, la Serie A e il calcio italiano sono un riferimento per chi vuole giocare a calcio. Siamo popoli vicini, simili per molti aspetti, e allora tutti puntano a oltrepassare il mare per arrivare nel Belpaese e misurarsi con questo contesto. Io vengo da Scutari che è una città dove il calcio è quasi una religione e rappresenta molto a livello culturale, in tal senso questo mi ha aiutato a vivere il mio lavoro con passione e ambizione. Ci sono molti tratti comuni tra Scutari e l’Albania e la Sardegna, Cagliari in particolare”.



L’ARRIVO NELL’ISOLA
“Non ci credevo, pensavo fosse qualcosa di impossibile, poi la cosa si è via via fatta più realizzabile e sono stato davvero felice. Vengo da due stagioni importanti per me, con la vittoria del titolo nazionale e della Coppa, spero di portare un po’ di esperienza internazionale qui al Cagliari, e di farmi trovare pronto ogni volta in cui sarò chiamato in causa. In Serie A e nel calcio italiano i giocatori hanno un passo diverso: sono più forti, più prestanti, i tecnici chiedono qualcosa di più e devi essere all’altezza in ogni frangente. Vedere la Unipol Domus sempre piena nelle prime gare stagionali è stato emozionante, lo stadio vibrava e dava una carica pazzesca. Bellissimo, ma già in Valle d’Aosta era incredibile vedere tanta gente agli allenamenti, molte persone sempre pronte e vogliose di abbracciarci chiedendo una foto o un autografo”.

IDOLI
“Manuel Neuer mi è sempre piaciuto molto ed è stato un riferimento per lo stile e le caratteristiche. Sono un fan del Real Madrid, ho sempre ammirato Cristiano Ronaldo per la dedizione, la professionalità e l’ambizione nel lavorare sodo al fine di raggiungere gli obiettivi. E – tornando ai portieri – anche Iker Casillas è stato un calciatore che ho apprezzato, anche se per caratteristiche non sono molto vicino a lui”.

LA FAMIGLIA
“Mio padre è colui che mi ha spinto a iniziare a giocare a calcio, all’inizio forse era un sogno più suo che mio, ha giocato a calcio, anche lui portiere, e voleva che uno dei figli proseguisse quella strada. Andai ad un allenamento di mio fratello, mancava un elemento e andai in porta, mi piacque subito e mi chiesero di continuare. Ho iniziato così, la mia famiglia mi ha sempre affiancato con emozione, a cominciare da mia madre, e poi la mia compagna. Loro mi seguono ovunque, trepidano per me, in qualche modo giocano e si allenano sempre al mio fianco. Per me Cagliari non è un punto di arrivo, ma la partenza per fare sempre meglio. Questo è l’impegno che mi prendo con i tifosi e tutti coloro che amano il Cagliari”.

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