L’Away Kit 25/26 del Cagliari è ispirato all’opera “Ai Sardi”, ed è un tributo a una delle eccellenze della Sardegna qual è Costantino Nivola, che ha valorizzato e continua a impreziosire la nostra Isola. Ne abbiamo parlato con Luca Cheri, direttore del Museo Nivola che ci ha raccontato l’essenza dell’arte di Nivola, la sua storia, il contesto culturale, artistico da cui ha tratto origine e dove oggi trova compimento.
ORANI
Nivola era nato a Orani nel 1911. Paese di circa 2500 abitanti, al centro della Sardegna e del Mediterraneo, Orani sorge ai piedi del Monte Donare, celebre per il meraviglioso santuario di Nostra Signora di Gonare, a 1100 metri di altitudine. A Orani sorge dunque il Museo Nivola, dedicato all’esposizione delle opere di Costantino Nivola e gestito dall’omonima fondazione. Inaugurato nel 1995, si appresta a festeggiare il suo trentennale ed è diretto da Luca Cheri, con cui abbiamo fatto un viaggio artistico e culturale sulle tracce dello scultore oranese.
“Orani è una fucina di creatività, da sempre”, spiega Cheri. “Il Museo traduce questo dinamismo, guarda al contesto internazionale e non solo locale, ed è in continua espansione anche attraverso le collaborazioni tra la Fondazione e la Regione Sardegna, oltre alle diverse realtà del territorio con cui si fa costantemente rete”.
IL MUSEO NIVOLA
“Nel Museo – continua Cheri” – esistono diversi spazi: quello della collezione permanente di Nivola e quello per le mostre temporanee che ovviamente si inseriscono nel contesto esistente e si parlano con l’opera di Nivola. È un museo che lavora lontano dalla costa della Sardegna, che dunque ha una prerogativa turistica distante dal turismo di massa e balneare. Anche per questo lavora tutto l’anno, si sposa con il concetto di turismo lento, essendo immaginato per far vivere l’intera giornata a Orani e nel territorio circostante. Uno degli obiettivi è promuovere un vero e proprio distretto culturale nell’ottica di elevare la Sardegna in modo alternativo”.
Una realtà il Museo Nivola, in continua evoluzione. “Nel 2026 apriremo anche lo spazio residenze dove gli artisti potranno vivere gli ambienti e lavorare a stretto contatto con noi. A Orani ci sono due luoghi-chiave che legano Nivola al paese e che erano a lui molto cari: la facciata della Chiesa di Nostra Signora d’Itria, dove nel 1958 realizzò il celebre graffito restaurato di recente; il “Pergola Village” (Orani Pergolato) ideato nel 1953 e che Nivola pubblicò nella rivista americana “Interiors”, si tratta di un progetto urbanistico a tutto tondo, che è anche poetico e artistico, volto a proteggere il paese con la pittura di tutte le facciate di bianco e azzurro, coprendo le tegole del paese con appunto delle pergole, da qui il nome”.
LA STORIA
“Quando si parla di artisti spesso si accosta la parola viaggio, intesa come ricerca. Questo si sposa al meglio con la storia di Costantino Nivola, che a 15 anni venne scoperto dall’artista oranese Mario Delitala, il quale convinse la famiglia a mandare da lui Costantino inizialmente come ragazzo di bottega. Da Orani andò quindi a Sassari, poi a studiare a Monza all’ISIA – Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza – dove conobbe altri artisti sardi come Pintore e Fancello. Fu in seguito all’esperienza alla Olivetti che conobbe Ruth Guggenheim, che diventerà la sua compagna di vita, e con lei si recò prima a Parigi e poi negli Stati Uniti. In America conobbe Le Corbusier e nacque un’amicizia profonda, quindi una collaborazione estremamente proficua. Nivola utilizzava la tecnica del “sand-casting”, realizzata grazie a una matrice in negativo sulla sabbia che poi con la collatura della materia ottiene dei rilievi che vengono applicati sulle superfici.
LA SARDEGNA SEMPRE PRESENTE
“Ha sempre avuto un forte legame con la Sardegna, mai abbandonato. Le tematiche della sua arte hanno a che fare con la Sardegna, costantemente. Nivola era molto amico di Giovanni Lilliu, un maestro dell’architettura, e quindi la Sardegna non è mai andata via dalla sua opera: un esempio è la figura della dea madre neolitica, ma ancora i menhir (pensiamo a Piazza Satta a Nuoro), ancora le facciate murarie dei nuraghi, insomma il suo cordone ombelicale con la Sardegna non si è mai spezzato”, conclude Cheri.