Pavoletti con Radio TV Serie A

Ultimissime - 13/02/2025

“Stare qui a Cagliari è come un regalo. Il primo anno non era stato tutto rose e fiori, anche se poi l’avevamo coronato con bei risultati e la salvezza. Però non ero riuscito ancora ad entrare bene nei cuori dei Sardi, sia in campo che fuori. Ed era una cosa un po’ particolare per me, perché bene o male nella mia carriera, anche quando non ho giocato, sono riuscito subito a legarmi con l’ambiente e con la città. È come se Cagliari mi abbia studiato, abbia prima voluto capire che uomo fossi. Poi è nato il vero amore. I Sardi mi hanno donato tutto se stessi e io non posso fare altrimenti”. Il capitano rossoblù Leonardo Pavoletti si è raccontato in una lunga intervista a Radio TV Serie A: aneddoti, curiosità tra passato, presente e futuro.

VIVERE LA CITTÀ
“Qui c’è un clima perfetto, la città è molto carina, si vive bene, le persone ti rispettano, è un vivere veramente bello: apprezzo molto questo, lo apprezzano tanti miei compagni, anche chi è andato via di solito torna appena può, un segnale del fatto che è un posto unico secondo me. Tante volte non ne parlano nel resto d’Italia, ma Cagliari piano piano sta prendendo sempre più spazio e la gente si sta accorgendo del suo vero valore. Sono contento di viverlo e contribuire così a diffondere questo messaggio”

SARDO D’ADOZIONE
“Mi sento cagliaritano, ho iniziato a pensare e a vivere la città come loro. Sicuramente c’è una parte forte livornese vera e sono molto orgoglioso di questo, però sto diventando sempre più sardo e quindi anche questa cosa mi piace. Il bello di stare qui è che ogni giorno è una giornata dove se c’è un problema, questo si affronta insieme, ci si guarda, ci si parla. Questa cosa ti rende umano, non ti senti solo un giocatore: è quello che ho sempre cercato e qui l’ho trovato”.

NEL RICORDO DI RIVA
“Voglio ricordare il grande Gigi, da poco abbiamo celebrato la messa in suo ricordo. Ci accomunano l’amore verso Cagliari, i principi che abbiamo riconosciuto e riscontrato in questa città come il vivere il meno possibile con l’ansia o la frenesia di grandi città. la possibilità di vivere il quotidiano come una persona normale: andare al bar, fare la chiacchiera all’amico sono cose che secondo me non sempre puoi comprare con i soldi, ma puoi solo viverle. È la bellezza della semplicità”.

DA RANIERI A NICOLA
“Mister Ranieri è stato fondamentale, senza di lui non saremmo tornati dove siamo oggi. Ci ha dato e insegnato tanto. Il passaggio ad un altro mister non era semplice: poche persone secondo me potevano prendere il suo scettro, avere credibilità non solo ai nostri occhi ma anche a quelli della tifoseria. Mister Davide Nicola secondo me ci sta riuscendo veramente alla grande. È una persona di valori, molto semplice, ti guarda in faccia e ti dice cosa pensa. Abbiamo respirato subito cose positive, ci fa fatto bene e non abbiamo sentito lo stacco da Ranieri. Mister Nicola non ha voluto forzare la situazione soprattutto con chi era rimasto dall’anno scorso e giorno dopo giorno è entrato dentro di noi. Lavora molto bene, ci stiamo trovando bene nella tipologia di lavoro sul campo e quindi ci sono stati vari fattori che ci hanno fatto dire: “Siamo di nuovo in buone mani, seguiamolo al 100%”.

FUTURO ROSSOBLÙ
“Chiudere la mia carriera qui è un’ipotesi molto concreta. Firmando un contratto biennale a 35 anni, la prospettiva è quella. Non vorrei però trascinarmi neppure troppo in avanti. Io accetto la panchina ma non al 100%, perché è normale: sono pur sempre un calciatore e un calciatore vuole giocare. Cerco di essere il collante tra Società e squadra, tra squadra e mister, anche di risolvere un po’ i problemi facendo da fratello maggiore della squadra, cercando di essere a volte affettuoso e a volte severo, sempre nel rispetto dei compagni. Lo faccio volentieri perché capisco che il mio ruolo ora è anche quello. Però voglio fare il calciatore, mi sento calciatore. E sino a quando sento questo fuoco… voglio essere ancora protagonista, penso di avere ancora tanto da dare in campo, anche se i miei numeri non sono più quelli di una volta. La testa, la fame è sempre quella. Dall’altra parte, però, non vorrei arrivare a quel punto in cui si dice “qua c’è ancora Pavoletti”, ecco un peso mai. Il mio obiettivo personale ora è vincere ancora qualche man of the match, almeno uno da qui a fine stagione. Voglio essere utile per la squadra: prendermi ogni tanto delle gioie personali significherebbe portare delle gioie ai compagni. Perché molto probabilmente sarebbero gol importanti per mantenere la categoria. Viviamo giorno per giorno per raggiungere questo obiettivo, mi piacerebbe far vivere alla nostra gente una salvezza più serena, ma se servisse abbiamo la pellaccia per lottare fino alla fine”.

LA VIDEO INTERVISTA INTEGRALE

Notizie correlate

Categorie